venerdì 26 gennaio 2024

Leuternia. Cronica di una Gigantomachia del nostro tempo infelice

PRESENTAZIONE

Genesi del romanzo

Un in-folio, quattro pagine a stampa databile alla seconda metà del ‘700 che rinviano a un manoscritto (perduto) del XIV secolo.

Quattro pagine scritte in dialetto rinvenute, insieme a poche altre, in un inutile scartafaccio di un’antica famiglia nel corso delle ricerche per la compilazione della tesi di laurea. Sono rimaste silenti tra le mie carte per emergere dopo molti anni, in occasione di un lavoro di pulizia dell’archivio.

Sembra l’inizio di una cronaca e tale si conferma leggendo anche gli altri in-folio utilizzati come improvvisati contenitori di documenti vari.                                          

domenica 31 dicembre 2023

Nadia Benni – Lo sfregio

Recensione di Antonio ELIA

L’idea di scrivere il romanzo, come Nadia ricorda nella prefazione, nasce dall’esperienza del corso di formazione “Start the change” proposto agli studenti e agli insegnanti dell’ITC Bonelli di Cuneo dall’Aps Micò, una giovane associazione che si occupa prevalentemente dell’accoglienza di rifugiati e richiedenti asilo, e anche di sensibilizzazione e promozione sociale sui temi delle migrazioni e dell’intercultura.

Non a caso, credo, il romanzo è idealmente dedicato “Ai ragazzi che non si arrendono anche quando giunge la notte” e ruota principalmente intorno alla figura di due protagoniste, madre e figlia, Mara e Amma, rappresentanti delle due categorie sociali alle quali il corso era rivolto.

Per inquadrare il romanzo è utile dire che si tratta di una narrazione distopica che, seppure ambientata nel

Jamaica KINCAID - Autobiografia di mia madre

Recensione di A. ELIA

Che cosa può spingere un essere umano, una donna, a rinchiudersi in se stessa, a non rivelarsi agli altri e a trovare la forza di vivere e trascendere la propria condizione di esclusa, di emarginata, di reietta?

La prima risposta esposta nell'incipit del romanzo – «Mia madre è morta nel momento in cui nascevo, e così per tutta la mia vita non c’è mai stato nulla fra me e l’eternità; alle mie spalle soffiava sempre un vento nero e desolato» – è fin troppo facile e, a mio avviso, non decisiva.

Certo, il non aver conosciuto la mamma, morta di parto mentre la metteva al mondo, è un motivo di per sé sufficiente, a maggior ragione se insieme al corpo, al viso e alle cure della mamma mancano anche le cure e l’affetto del padre, proiettato nella

martedì 29 agosto 2023

Vasilij GROSSMAN - La dilogia di Stalingrado

Vasilij GROSSMAN -  Stalingrado  / Vita e destino (Adelphi, 2022)

I due testi pubblicati come romanzi autonomi in realtà costituiscono un unicum narrativo, un affresco unico, etichettato come “l’Iliade di Grossman” o come “un’opera mondo sulla natura umana” (vedi recensioni consigliate) sulla società sovietica negli anni della seconda guerra mondiale, la guerra patriottica che con la battaglia di Stalingrado aveva fermato l’avanzata nazista nei vasti territori pianeggianti dell’Urss e invertito le sorti del conflitto nel cuore dell’Europa.

mercoledì 18 maggio 2022

Leuternia: il mito rivisitato

La historia de Leuternia scripta in esta Cronica fue signata de ‘nna quistione prima facie strana. Dopu capii ca nu era pe’ nienti strana. ‘Nc’è vuluta tutta ‘nna vita pe’ capirla, ma alla fine a santa veritate vinne a galla et me mise sulla ritta via. Se fice canuscire ‘nnu picca alla fiata, propriu comu fice ‘ddhra lingua ianca de ‘nzurfu ca ‘nnu giurnu, ci sape comu, cuminciau a ‘ssire de a crutta da Feddhrica, ‘nna spaccatura de lu cute tostu subbra a cui era statu ‘mpizzatu u palazzu de lu signuru du paese. Nu era sulu lu culure iancu de lu mare et sua crassa cunsistentia ca ne fice ‘mpressione, quantu lu fetore ca te facia hommicare, come de ove ‘nfitisciute chiuse intra ‘nna capasa cu ‘nnu picca d’acqua. Pe’ ‘stu fattu i signuri chiamarene a crutta “Fetida”, allu postu de lu vecchiu nome ca in dialettu se dice “Feddhrica”, comu già dissi, ca in italicu idioma significa “Fessura”, percè pare propriu ‘nnu taju intra a lu munte e filu l’entrata de ‘nna caverna scavata cum pacentia da lu riu sutterraneu ca porta a mare l’acqua de tutta la cuntrada.  Mai ciuveddhri, mancu li vecchi de li vecchi, se ricurdava ‘nna cosa cusì; nu l’iane scritta mancu i monici de lu cumentu, perciò era de sicuru rrobba de lu diaulu ca ‘mpestava l’acqua e l’aria de la schifezza ca esse de lu ‘nfiernu. Gesù Cristu Signuru nosciu s’haie scurdatu de nui et ne castica pe’ li piccati nosci.

Sacciu ce dicu percè quisti erane i pinzieri de li cristiani de Leuternia quannu ne ‘ccappau stu rafianellu, e cusì pinzau puru lu conte, patrunu de la terra, prutettore de la gente noscia, comu li piacia cu se ‘ntitula, ca facia l’intressi de tuttu lu feudu. ... ... ...

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Sembra iniziare così l’incompleto e frammentario manoscritto della seconda metà del XVIII secolo che inaspettatamente trovai in un inutile scartafaccio – come i tanti che avevo già scartabellato alla ricerca di documenti sull’opera di Vincenzo Balsamo, un agronomo e carbonaro salentino vissuto nell’Ottocento – nel solaio di una casa signorile durante le ricerche per la compilazione della mia tesi di laurea.

sabato 26 marzo 2022

Nero di rabbia: un’ingarbugliata vicenda di ordinario razzismo, di affari e di malavita

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 Nero di rabbia” è un romanzo narrato in prima persona dai protagonisti per rievocare gli snodi di un’ingarbugliata vicenda di ordinario razzismo, di affari e di malavita. La storia si sviluppa intorno a una vecchia palazzina liberty ubicata in un quartiere periferico e degradato di una città di provincia, destinata ad accogliere un gruppo di profughi africani e oggetto del desiderio di un immobiliarista che intende trasformarla nel portale d’ingresso di un centro direzionale e commerciale intorno al quale realizzare una profonda ristrutturazione dell’intero quartiere. Poiché la presenza dei rifugiati rischia di compromettere la realizzazione del progetto, l’immobiliarista fomenta la protesta del quartiere al fine di favorirne l’allontanamento. Trait d’union tra l’immobiliarista e il quartiere è Adelfo Gallan, un giovane disoccupato fratello dell’amante dell’immobiliarista. 

venerdì 11 giugno 2021

Un libro al mese: Recensione di Antonio ELIA

 Don DeLillo - Underworld

Una fatica. Leggere Underworld di Don DeLillo è stata una fatica. Non una fatica fisica per la lunghezza del testo, che anzi c’è godimento spirituale a leggerlo, momenti di delicata e leggera ironia da assorbire fino in fondo, da centellinare come un bicchiere di buon vino; un’impegnativa e salutare fatica emotiva che ti incatena alla riflessione sui temi esistenziali della seconda metà del novecento: l’incubo della bomba atomica e della guerra nucleare, lo smaltimento dei rifiuti (domestici e nucleari), la guerra fredda, lo squallore morale dell’America dominata da J. Edgar Hoover, la questione razziale, la guerra nel Vietnam, l’AIDS e la droga, i blackout e il killer dell’autostrada, il consumismo e l’era digitale. Un romanzo che riassume lo spirito del tempo, dominato dalla paura, da una serie di paure accumulate e stratificate nel tempo senza trovare soluzione, con le quali convivere e adattarsi fino a scoprire nella loro persistenza un significato storico ed estetico da offrire

giovedì 22 aprile 2021

Un libro al mese: Recensione di Antonio ELIA

 László Krasznahorkai  - Melancolia della resistenza

L’azione, ambientata in una piccola città ungherese incuneata in una valle chiusa dei Carpazi, si apre su due “condizioni straordinarie”, concomitanti e connesse, che ne orientano gli sviluppi: in città, al seguito di un circo le cui uniche attrazioni sono una balena imbalsamata e un “pigolante aborto di natura”, arriva una folla di soggetti poco raccomandabili che incutono paura.Il contesto storico di riferimento è il periodo di transizione e d’incertezza della Perestroika che acuisce «la lotta tra ciò che resiste e ciò che tenta di sconfiggere la resistenza», una lotta vana, sostiene il signor Eszter – l’uomo più influente della città, direttore del locale conservatorio e illustre musicologo, ritiratosi dal mondo per dedicarsi alla cura deliziosamente inestimabile dell’oblio – il quale «aveva capito cosa muove il tutto, aveva compreso che la necessità è la spinta dell’esistenza».

giovedì 18 marzo 2021

Un libro al mese: Recensione di Antonio ELIA

SATANTANGO

Il romanzo cult da cui è stato tratto l'omonimo film in 7 episodi per oltre 6 ore di proiezione. Assolutamente da leggere e da vedere.

Una recensione tardiva di Antonio ELIA

 Satantango (1985) è il primo romanzo di László Krasznahorkai, il primo di una quadrilogia che, a dire dello stesso autore, è sempre la riscrittura dello stesso romanzo: il riconoscimento di un fallimento, di una sconfitta.  Non la pensano allo stesso modo né i critici né i lettori che non hanno esitato a definirlo un capolavoro assoluto della letteratura del novecento. Satantango (come non lo saranno i successivi romanzi) non è un’opera di facile lettura. La sua prosa, citando l’affermazione del traduttore inglese, è una “lenta colata di lava narrativa”

lunedì 15 febbraio 2021

IL RACCONTO: Il rammentatore

L'anteprima di un racconto scritto nel 2015. Un uomo che ama raccontare, un mondo che non ama ascoltare. Scaricalo dal gadget (I RACCONTI) qui a fianco e commentalo.
di Antonio ELIA
 
Il mio nome anagrafico è Guglielmo, ma sin da piccolo mi hanno chiamato Memo per via di quella simpatica abilità bambinesca di declinare le parole nello stravagante linguaggio lallico che tanto commuove gli adulti.

venerdì 12 febbraio 2021

Un libro al mese: Recensione di Antonio ELIA


IL RITORNO DEL BARONE WENCKHEIM  

di László Krasznahorkai

Premessa

Ho appena terminato la lettura dell’ultimo romanzo di László Krasznahorkai, Il ritorno del Barone Wenckheim, Bompiani, Milano 2019. Un respiro profondo per superare la sensazione di coinvolgente stordimento con cui la scrittura fluviale dell’autore ungherese mi ha trasportato nel mondo stralunato delle sue narrazioni e, guardandomi intorno,

mercoledì 25 marzo 2020

IL RACCONTO: Il giratore di spartiti


 In ricordo di un caro amico
In ricordo di un caro amico 
Il programma di sala suggeriva interessanti suggestioni nel confronto tra la musica francese dei primi anni del Novecento e le atmosfere americane che tanto avevano coinvolto, dopo il loro sbarco a New York, musicisti europei del calibro di Ravel, Dvorak, Bartok, Schostakovic e Schoemberg: nella prima parte era prevista l’esecuzione di brani di L. Bernstein, C. Debussy e M. Ravel; nella seconda, in omaggio allo spirito della serata e all’ideale confronto tra Parigi (il vecchio continente) e New York (il nuovo mondo), due preludi per pianoforte di G. Gershwin e infine una composizione di un giovane autore contemporaneo sconosciuto al grande pubblico. 

lunedì 18 febbraio 2019

Un libro al mese


La Zona è il luogo distopico delle angosce del nostro tempo traslate nell’anno 2050.
La Zona è l’Unione Europea sopraffatta dalle paure, ripiegata su se stessa, che per esorcizzare i suoi fantasmi si è affidata a un governo forte. Per trent’anni il governo delle tre “M” l’ha schiacciata sotto il tallone di un regime autoritario pasciutosi di xenofobia, del culto della sicurezza, di controllo sociale e di controllo delle frontiere.

lunedì 7 gennaio 2019

UN LIBRO AL MESE - Recensione di Antonio ELIA



“Da dove mi arriverà l’impressione che alla casa, sebbene uguale, manchi quasi tutto? I vani sono gli stessi con gli stessi mobili e gli stessi quadri, eppure non era così, non era questo, vecchie fotografie al posto di mia madre, di mio padre, delle domestiche in cucina e della tosse di mio nonno che comandava il mondo…”
L’incipit di questo romanzo incredibile (denso e per certi versi sperimentale) dello scrittore lusitano António Lobo Antunes introduce il lettore nel vivo di una vicenda familiare lunga tre generazioni, dal nonno al nipote autistico

giovedì 26 aprile 2018

M. Pellegrino recensisce Se No

Da professore di economia a romanziere il passo è lungo. Ma Antonio Elia l’ha tentato - e con successo, senza salti mortali.
Il romanzo fresco di stampa presso l’editrice L’Erudita, Se No, lo mostra chiaramente.
Narra la vicenda di due cinquantenni che scoprono di essere fratelli sui generis: Luigi, figlio di Salvatore e di Maria, in tenerissima età è stato adottato da Luisa, mentre la madre naturale si è risposata con un vedovo che ha un figlio, Tommaso, di cui lei diventa la seconda madre.

mercoledì 4 aprile 2018

IL MIO NUOVO ROMANZO

Lungo una direttrice geografica ben precisa, si snoda una storia densa d’ incertezze e precarietà. All’ indomani della crisi della coltivazione del tabacco nel Salento del secondo dopoguerra, una famiglia di migranti del Meridione tenta di ricominciare nel profondo nord Italia. Molti anni più tardi, i due protagonisti, Luigi e Tommaso, affronteranno un viaggio, reale e metaforico, nella loro terra d’ origine, per recuperare un passato che è stato loro negato. Il ritrovarsi, però, non è privo di conseguenze. Entrambi segnati da un’infanzia drammatica, sapranno spogliarsi, non senza fatica e lacerazioni, dei fardelli e delle resistenze che da sempre li opprimono, trovando l’uno nell’ altro un ancoraggio sicuro e inaugurando una nuova fase delle loro vite. Un romanzo dagli stili continuamente cangianti che indaga a fondo la quanto mai attuale tematica della migrazione. L’ autore narra, attraverso le intricate biografie dei protagonisti, la definizione dell’identità personale, sottolineando quanto siano fondamentali gli affetti e la condivisione in un mondo che tende a sovrastare e annichilire il singolo con la propria crudeltà.

sabato 24 settembre 2016

Recensione di Antonio ELIA

Alla fine l’ho letto ed è stata una delusione. Mi è sembrato di aver perso del tempo. Non voglio essere irriguardoso, perché so quale sia la fatica di scrivere e so anche che un romanzo può essere un discreto romanzo senza essere un capolavoro. Non l’ho trovato neanche discreto. Una vera delusione. Che, comunque, non è stata una scoperta inaspettata. Avevo letto L’amore molesto e, come dicevo nella recensione dell’8 luglio, la scrittura ha, in molti passi, un che di artificioso, di ‘molesto’, che appesantisce la lettura e ne frena la scorrevolezza.

sabato 17 settembre 2016

Recensione di Antonio ELIA

Ci sono diversi motivi per apprezzare questo splendido, ma duro, fosco romanzo.

Innanzitutto il tema: il perturbamento.

Poi la narrazione, lo sviluppo della storia che ti avviluppa in un crescendo di vicende in cui i tipi umani, le loro sofferenze, le malattie che li consumano sono metafore dell’essere e dello spirito umano, ci riguardano da vicino perché trascendono il singolo personaggio, descrivono la condizione umana in sé, al di là del tempo e del luogo in cui la storia è ambientata.

Infine la scrittura.

venerdì 8 luglio 2016

RECENSIONE di Antonio ELIA


Non volevo leggere Elena Ferrante perché di fronte agli scrittori troppo celebrati e troppo prolifici mi prende una diffidenza incontrollata. Che non è un moto intellettuale spontaneo e snobistico, è, piuttosto, una risposta conscia alle politiche culturali delle grandi case editrici.
Perché l’ho letto? Perché il dubbio è sempre in agguato e ti interroga e ti dice che la tua può essere invidia o superbia, che, in fondo, se quell’autore ha avuto successo un motivo ci sarà; se dai suoi libri ci traggono dei film di successo un motivo ci sarà.

lunedì 4 luglio 2016

Recensione di Antonio ELIA


Berlin Alexanderplatz di Alfred Döblin. 
Un bel libro, un capolavoro. L’ho tenuto lì, nel mio e-reader, troppo a lungo, diffidente se davvero ne valesse la pena. Sapevo quanto lo avesse apprezzato W. Benjamin e poi dopo di lui un po’ tutti i grandi scrittori americani postmoderni che amo, da D.F. Wallace a Don Delillo a T. Pynchon, tuttavia non riuscivo a decidermi.
Alla fine me lo sono imposto e ne sono stato ripagato a usura.

sabato 11 giugno 2016

INFINITE JEST VENT'ANNI DOPO

 Dialogo con Raffaello Palumbo Mosca a cura di Alberto Comparini

[Raffaello Palumbo Mosca ha studiato alla University of Chicago; ha scritto, fra le altre cose,  L’invenzione del vero. Romanzi ibridi e discorso etico nell’Italia contemporanea (Gaffi 2014). Alberto Comparini è dottorando a Stanford].


  David F. WALLACE

«I am seated in an office, surrounded by heads and bodies. My posture is consciously congruent to the shape of my hard chair. This is a cold room in University Administration, wood-walled, Remington-hung, double windowed against the November heat, insulted from Administrative sounds by the reception area outside, at which Uncle Charles, Mr. deLint and I were lately received.
I am in here» (p. 3)

AC: We are still here, aggiungo io – siamo qui, noi lettori, a rileggere e interrogarci su Infinite Jest a vent’anni dalla sua pubblicazione. Fin dalla prima pagina, Wallace crea uno spazio narrativo in cui lettore e autore sono chiamati ad interagire: «I am seated in an office», «I am in here»: e noi dove siamo?

venerdì 10 giugno 2016

Recensione di Antonio ELIA

The man in the hig castle

di A. ELIA
 
The man in the high castle è un romanzo di Philip K. DICK del 1962, pubblicato in Italia nel 1965 dalla casa editrice La Tribuna con il titolo La svastica sul sole.
La prima notazione – impossibile non farla – riguarda il titolo. Perché quel titolo che non richiama per niente l’originale? Cosa si voleva richiamare nel lettore italiano? 
Il titolo originale fissa il punto focale, la chiave di volta del romanzo, rivela l’inversione tra realtà (romanzata) e finzione (smascherata) che la scrittura rende possibile, come in un gioco di prestigio, senza bisogno di giustificarsi o addurre prove.

UNA BARCA COLOR VINACCIA


Una barca color vinaccia. Una barca che trasporta dieci racconti più uno. L’ultimo è quasi un clandestino a bordo, si differenzia dagli altri che sono legati da un filo comune; i primi dieci sono così strettamente legati da quel filo da avere l’aspetto di capitoli di un romanzo. In effetti è quasi un romanzo. Lo è perché, nonostante l’aspetto di storie in sé conchiuse e autosufficienti, i singoli racconti sono parte di una storia più lunga nel tempo e più ampia nello spazio che non si fa fatica a ricostruire.

venerdì 3 giugno 2016

ANDAVAMO LONTANO

 La narrazione è suddivisa in tre parti e illustra le tappe fondamentali della vicenda migratoria italiana del secondo dopoguerra: l'emigrazione proletaria degli anni Cinquanta-Sessanta verso i Paesi della CEE (Parte prima - Settembre andiamo); l'emigrazione intellettuale interna degli anni Settanta-Ottanta sulla direttrice sud-nord (Parte seconda - Lecce-Cuneo solo andata); l'immigrazione straniera in Italia degli ultimi decenni (Parte terza - Vengono da lontano). Il testo combina le vicende legate ai diversi personaggi con i ricordi personali del protagonista, in un rincorrersi continuo di realtà e fantasia amalgamate da un collante comune: le emozioni e i sentimenti dei personaggi.

giovedì 20 marzo 2014

Recensione di Laura Mangialardo

QuiSalento • 1-15 GIUGNO 2014

               ANDAVAMO LONTANO

La via dei migranti

In una delle ultime pagine del suo libro “Andavamo lontano”, Antonio Elia cita Alassane, con la sua speranza per il futuro che “non potrà che essere migliore del presente, oggi viviamo un tempo di chiusure nazionalistiche di egoismo sociale di pressioni xenofobe ma si tratta di atteggiamenti anacronistici che contrastano con le reali tendenze del mondo contemporaneo”. Le reazioni possibili: un’ulteriore chiusura nei confronti dei migranti e quella opposta di collaborazione.