L’esergo de “Le perfezioni”
(Bompiani, 2022) di Vincenzo LATRONICO, una spia dichiarata del contenuto del
romanzo, recita:
«Era lì la vita vera, la vita che volevano conoscere, che volevano fare».
La citazione, da “Le cose” di George PEREC, si riferisce alla coppia protagonista del romanzo di Perec, Sylvie e Jérôme, ma si attaglia anche ai protagonisti de “Le perfezioni”, Anna e Tom, la cui vicenda vi si sovrappone con precisione quasi perfetta e rivela l’esplicita intenzione dell’autore di riscrivere il romanzo di Perec, ambientato nei primi lustri del nuovo millennio, ripercorrendone puntualmente il filo narrativo. Anna e Tom sono due creativi informatici (web developer, graphic designer) trasferitisi a Berlino per esercitare un’attività che, nata come passione adolescenziale, si era cristallizzata in un lavoro di pari passo con lo sviluppo della “rete”. Il loro mondo è fatto di immagini che scorrono sugli schermi dei laptop, immagini rielaborate (photoshoppate) per migliorarne l’impatto visivo.
Con la descrizione di una sequenza di foto dell’appartamento in cui abitano si apre anche il romanzo.
«La vita promessa da queste immagini è tersa e concentrata, facile».
E in effetti questa è la
sensazione che Anna e Tom vivono nei primi tempi del loro soggiorno berlinese,
scanditi da un lavoro mai ossessivo, dal continuo flusso di
messaggi-immagini-notizie postati sui profili social, da aperitivi-cene-mostre
di arte contemporanea. Tuttavia
«non sempre la realtà era fedele alle immagini»
e un disagio dapprima latente, poi sempre più evidente, tendeva a insinuarsi nella loro vita. Lo avvertivano ma non ne erano pienamente consapevoli. La realtà che li circondava denunciava una condizione di trascuratezza e di sporcizia, ben diversa dalla nitida perfezione delle immagini (da cui il titolo del romanzo: Le perfezioni), che gli procurava
«una sorta di disagio fisico che era più che irritazione, quasi sconforto… e si sentivano fallati, impostori in un mondo adulto che avrebbe scoperto la loro inadeguatezza».
Quel disagio cercavano di superarlo facendo il confronto tra la loro vita e quella degli amici rimasti in patria e tornavano a pensare di aver fatto la cosa giusta, di vivere al centro della contemporaneità, fuori dalla stazionarietà senza prospettive della città d’origine. Ma non ne erano del tutto convinti.
«Temevano di essere contenti perché si erano accontentati».
Il passare del tempo non mitigava quella
sensazione e i cambiamenti che coinvolgevano anche il loro ambiente (gli amici
che partivano, la città che cambiava, i nuovi arrivi di giovani creativi)
contribuivano a peggiorarla. Cercarono di impegnarsi nelle iniziative di
accoglienza dei profughi siriani (era il 2015), ma fu solo un breve periodo di
emozioni frustrate, seguite da delusione e incertezza, sfociate nella decisione
di trasferirsi temporaneamente a Lisbona per seguire in loco una commessa. Pensavano di ritornare a Berlino dopo sei
mesi, invece fu l’inizio di una nuova fase della loro vita, di fatto un ripiego.
La storia di Anna e Tom seguirà la stessa
parabola di Sylvie e Jérôme
e sarà la medesima circostanza inattesa a indirizzarne l’esito finale.
“Le perfezioni” si ispira a “Le cose”
anche riguardo alla struttura dell’opera, alla scrittura (sobria e descrittiva),
allo sguardo mai giudicante sulle scelte e sulle contraddizioni della vita
della coppia.
Il testo è suddiviso in quattro parti:
Presente, Imperfetto, Passato e Futuro, che fanno riferimento sia ai periodi in
cui si svolge la vicenda, sia ai tempi verbali utilizzati. Il presente,
breve e sintetico, è la dettagliata descrizione delle foto dell’appartamento di
Anna e Tom poste a corredo dell’annuncio che lo offre in locazione breve prima
del temporaneo trasferimento a Lisbona, è il tempo della vita facile in cui
«il lavoro è una fonte di crescita e stimolo creativo, il ritmo di fondo per la melodia del piacere».
L’imperfetto e il remoto sono i tempi dello sguardo retrospettivo il cui alternarsi evita l’appiattimento del passato in un tempo indistinto, rende le differenti profondità dello sguardo sugli eventi narrati. In queste due sezioni sono descritte le giornate, le aspirazioni, l’insoddisfazione, le delusioni, i tentativi di adattamento dei protagonisti immersi nella vita della comunità di “expat” che avevano scelto Berlino per dare un senso e una prospettiva alla propria esistenza. In realtà vivevano due vite:
«C’era la realtà tangibile, che li circondava; c’erano le immagini. Li circondavano anche quelle».
Ambedue li isolavano dal resto del mondo, limitandoli all’interno di due bolle, strette e insulari, dalle quali non sapevano e non volevano evadere.
Il futuro è il tempo breve (anche in termini di pagine scritte, come il presente, d’altronde) della sconfitta, della vita che, sulla soglia dei trent’anni, cerca una stabilizzazione e si adatta, nonostante le aspirazioni e i grandiosi progetti, presto ridimensionati dalla realtà che si rivela più tenace delle fantasie e delle immagini perfette proiettate sugli schermi.
Un ultimo cenno, per concludere, va fatto al motivo di fondo (al di là dell’omaggio formale) che ha spinto V. Latronico a riscrivere il romanzo di G. Perec. Se ne “Le cose” il desiderio dei protagonisti di possedere beni di consumo elitari si configurava come una critica al consumismo e al capitalismo che negli anni Sessanta del secolo scorso vivevano una fase espansiva e ottimistica dopo il periodo buio della Seconda Guerra mondiale e le ristrettezze della ricostruzione del decennio successivo; lo sfondo de “Le perfezioni” disegna l’incertezza, l’identità sfocata, lo smarrimento della generazione dei due protagonisti (che è anche la sua), la loro esistenza vissuta in una bolla informatica, lontano dalle vicende di una realtà sempre più complessa, difficile da interpretare e da comprendere.
Non so dire con certezza se
quella narrata è la condizione dei “millennial”; è tuttavia innegabile
che la diffusione delle tecnologie informatiche e dei social media abbia agito
nei loro confronti come un catalizzatore d’interessi, distraendoli dalla realtà
effettuale, allontanandoli dalla concretezza delle relazioni sociali, relegando
i problemi della vita reale al di fuori delle realtà mediatica che li avvolge
come in una bolla. Latronico osserva e descrive, pur nella
semplificazione della trasposizione letteraria, il modello sociale che ha di
fronte: la
società dell’informazione e della comunicazione in tempo reale; non lo critica né lo giustifica, forse l’osserva con
una punta di scetticismo e vorrebbe prenderne consapevolmente le distanze,
conscio delle disfunzioni che tale modello comporta sulle relazioni e sulla
psicologia collettiva. Forse!
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