UNA BARCA COLOR VINACCIA
10 racconti + 1
(quasi un romanzo)
sullo sfondo del Salento di ieri e di oggi
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Una barca color vinaccia. Una barca che
trasporta dieci racconti più uno. L’ultimo è quasi un clandestino a
bordo, si differenzia dagli altri che sono legati da un filo comune; i
primi dieci sono così strettamente legati da quel filo da avere
l’aspetto di capitoli di un romanzo. In effetti è quasi
un romanzo. Lo è perché, nonostante l’aspetto di storie in sé conchiuse
e autosufficienti, i singoli racconti sono parte di una storia più
lunga nel tempo e più ampia nello spazio che non si fa fatica a
ricostruire.
I racconti, tranne uno (almeno in parte),
non sono ambientati sulla barca, né la barca ha un ruolo nella storia
diffusa, se non in modo accidentale, né è significativo il colore della
barca: un colore improbabile per una barca, ma bello. È invece il
racconto che dà il titolo al volume a essere centrale nell’economia
dell’intera vicenda. E anche la barca. E in definitiva sono quelle poche
ore sulla barca la chiave di volta che decide delle storie personali di
molte persone: Luigi, Adriana e Silvia, Tommaso e Assunta; e anche di
Rocco, che ne è l’involontario tramite.
Prima
della barca c’è un treno, il ricordo di un viaggio della speranza datato
millenovecentocinquantasei sull’asse sudest-nordovest, dal Salento a Torino. I
primi due racconti (SE-NO, Matrimoni in
quello stile), una sorta di prologo, possono sembrare storie superate, ma
basterebbe cambiare qualche nome (Maysaa
per Maria, Abdul per Pino, Umar per Salvatore o Yaaseen per Luigi) per ritrovare storie
di oggi, che si consumano su una barca e continuano con le stesse pene e nelle
stesse tragedie di cui furono vittime innocenti Salvatore, Maria, Luigi, Pino e
Tommaso.
Cinquantatré
anni dopo quel viaggio in treno c’è un aereo, quello che riporta Luigi in
Salento. Un viaggio a ritroso per ritrovare le proprie radici.
La
ricerca è narrata in quattro racconti (Terra
del rimorso, Quando passava la banda, Il silenzio dell’abbandono, Pizzica),
un tour alla scoperta del Salento profondo, con gli occhi di un pellegrino
nella terra del ricordo, quello che a Luigi manca e che gli è indispensabile
per completare la sua biografia e ricostruire la sua identità incrinata. Nel viaggio lo accompagna Tommaso, il suo
Virgilio, pellegrino egli stesso, che lo aiuta a ritrovarsi e a rinascere nella
terra dei padri e nel percorso comune trova anche motivi per ripensare e
ricostruire la propria identità.
Il
quarto racconto della ricerca è già un’introduzione alla rinascita, l’ultima
parte della storia, ed è collocato subito dopo il racconto della barca color vinaccia insieme agli altri
tre (Adriana, Il bosco e la luna, Borgo
Cardigliano).
L’ultimo
racconto (Sub montem saracenum),
l’undicesimo, è fuori dalla storia, ma non del tutto. Rocco è infatti un
personaggio della storia, come lo sono le torri e il palazzo moresco che vi
sono cantati.
Sullo
sfondo un Salento scintillante, ricco non solo di mare e di sole, ricco
soprattutto di umanità e di storia che forniscono al viaggiatore i motivi di
comprensione di sé e della sua vita, lungo una linea del tempo che dal passato
si proietta verso il futuro.
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