venerdì 3 giugno 2016

ANDAVAMO LONTANO

 La narrazione è suddivisa in tre parti e illustra le tappe fondamentali della vicenda migratoria italiana del secondo dopoguerra: l'emigrazione proletaria degli anni Cinquanta-Sessanta verso i Paesi della CEE (Parte prima - Settembre andiamo); l'emigrazione intellettuale interna degli anni Settanta-Ottanta sulla direttrice sud-nord (Parte seconda - Lecce-Cuneo solo andata); l'immigrazione straniera in Italia degli ultimi decenni (Parte terza - Vengono da lontano). Il testo combina le vicende legate ai diversi personaggi con i ricordi personali del protagonista, in un rincorrersi continuo di realtà e fantasia amalgamate da un collante comune: le emozioni e i sentimenti dei personaggi.

Essi, pur nella inevitabile finzione narrativa, cercano di riflettere gli stati d’animo di quanti hanno vissuto e vivono direttamente il dramma dell’emigrazione, ieri come oggi.

Il testo, raccontato da un narratore che ha raccolto le confidenze del protagonista, tende a far emergere più che le vicende, reali o immaginarie che siano,  i punti di vista i sentimenti le aspettative le frustrazioni le rabbie e le delusioni dei personaggi racchiusi nella gabbia del loro dolore esistenziale per aver perso il contato con i luoghi della vita vera e per essere costretti, loro malgrado, a vivere un’esistenza poco visibile all’interno di collettività che non ne desiderano la presenza e li ignorano.


3 commenti:

  1. La struggente bellezza della copertina proietta il lettore nel racconto che è la storia di un’umanità che ha vissuto le fatiche, i dolori, le ansie di una vita di emigrazione. L’Autore innesta sulla storia di uno dei tanti emigranti degli anni 70 del XX secolo, culturalmente di livello alto e medio-alto, che dal meridione d’Italia sono partiti, impoverendolo, portando le loro ricchezze culturali e cognitive, ma anche le loro ricchezze di sentimenti, verso l’altra Italia, che si scopre tendenzialmente razzista e xenofoba, le storie di altri migranti che arrivano da ogni parte del mondo. Albanesi del dopo Hoxha attratti da scenari televisivi rutilanti, magrebini e senegalesi, extracomunitari da ogni dove. Un particolare valore rivestono le storie delle donne bosniache espulse dalle loro case da una guerra insulsa, già ormai dimenticata. E su tutte le storie aleggia, non inconsapevole, l’anelito ad un mondo diverso, che sappia rendere giustizia alle sofferenze, che voglia ripagare fin d’ora le umiliazioni, le privazioni, le emarginazioni di un mondo di uomini, che erano nati per essere fratelli.

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  2. un libro che forse solo per prudenza non si descrive tout court come un capolavoro, ma che probabilmente per amor di verità lo è. Alterna momenti di analisi lucida della vita sociale di un paese del Salento ad altri di intimità e di notevole lirismo. I personaggi entrano uno alla volta, con i tempi giusti e con la forza di una descrizione splendida. Tre personaggi che poi diventano quattro che hanno in comune la coscienza e la convinzione di non doversi rassegnare a vivere da sottomessi. Si parte dalla liberazione e dalle occupazioni delle terre, dall'entusiasmo e dalla speranza per arrivare alle difficoltà di una vita stentata e, probabilmente all'emigrazione. Il tutto con una scrittura che si evolve passo dopo passo. Un libro nella migliore tradizione della letteratura sociale. Un ottimo lavoro

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  3. Terra, mare e poesia
    Bellissima l\'anteprima di questo romanzo. Una narrazione sensibile e precisa, supportata da un lessico importante ed un linguaggio straordinariamente toccante; c\'è una penna di tutto rispetto dietro questo libro. Gli stati d\'animo dei protagonisti della storia sono quasi dipinti, l\'autore riesce a far provare al lettore i sentimenti che guidano le loro vite. Molto poetico il passo di Mario che aspetta il ritorno dal mare del padre, come pure quello della terra vista come una donna, solo per citarne qualcuno. Un romanzo intenso, introspettivo, raccontato egregiamente.
    mercoledì 21 agosto 2013 commento alla 1a edizione

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